Ricorrono quest’anno i 52 anni dello Statuto dei Lavoratori, un prezioso testo normativo oggi calpestato dai padroni, dai datori di lavoro, dai dirigenti e dai funzionari pubblici e privati asserviti agli interessi della politica e dell’economia. Deriso da quella parte di lavoratori, che è complice e compiacente dei potenti di turno, adagiata su posizioni di comodo e sempre pronta a osteggiare quell’altra parte, che nonostante gli ostacoli lavora con Onestà e Dedizione, non si piega agli interessi di corte e non cerca posti d’onore nei palchi dei consigli di amministrazione delle aziende, nè lecca sederi svendendosi, perchè vuole soltanto affermare innanzitutto il potere della dignità, del rispetto umano e della libertà intese come valori di vita. Sono passati 52 anni ed abbiamo fatto cinquantadue passi indietro, calpestando tutti quei lavoratori e quelle persone che hanno speso il loro sangue, per difendere il Diritto ed i Principii.
Il discredito gettato sullo Statuto ha frantumato la solidarietà e la coesione dei lavoratori, ha delegittimato la lotta e la protesta, aprendo un varco alle ingiustizie.
La privatizzazione del rapporto di lavoro ha procurato danni notevoli al sistema pubblico, creando una gran confusione nell’ambito delle relazioni, della quale si è approfittata la parte politica e quella datoriale; ha creato lo sfascio sistemico dei rapporti di fabbrica nelle imprese private. Nell’immobilismo generale continuiamo inerti ad assistere alla lenta agonia del lavoro e dei suoi schiavi, ed alla mortificazione della vita, le quali si annodano mediante il controllo dei bisogni e delle necessità quotidiane che emergono, ma ancor di più e peggio vedo restituire al mondo una paurosa omologazione.
Riprendiamoci i diritti, riprendiamo la lotta, isoliamo gli opportunisti, per noi, per i nostri compagni e per tutte le persone che hanno lottato e per quelle che lottano ancora.
Nello Russo
Dirigente Nazionale